“Ecologia della Mente”: è uscito il secondo numero del 2020

Ecologia della Mente, cover del numero 2-2020

È da poco uscito il nuovo numero della rivista «Ecologia della mente». Come sempre i temi trattati sono molto interessanti e aprono riflessioni su più fronti: la clinica, le nuove teorie e le nuove pratiche, l’attualità, riflessioni filosofiche sulla materia e uno sguardo sulla formazione degli allievi e dei didatti.

Nell’editoriale, Tommaso Sardi si chiede: vale la pena di fronte ad una pandemia mettersi a fare ragionamenti sulla politica, sulla società, sugli individui e sui termini che vengono quotidianamente usati, oppure è meglio lasciar passare il tempo, l’emergenza e solo dopo interrogarsi su quanto sta accadendo?” E continua analizzando alcuni concetti su cui questa crisi ci obbliga a riflettere come libertà, tempo, sacrificio, individualismo e su come questi concetti influiscano sui nostri studi e sul nostro lavoro, soprattutto per quanto riguarda le terapie che sembrano essere sempre di più individuali a scapito degli allargamenti ai sistemi familiari.

Nell’articolo dedicato alla psicoterapia, Alfredo Canevaro propone un rituale paradossale per le separazioni impossibile. Canevaro parte dalla constatazione che nelle coppie nelle quali predominano la rabbia e il rancore a volte vengano superate tutte le fasi della separazione: psichica, fisica, legale e nonostante ciò persista un invischiamento difficile da spiegare. Di fronte a questo paradosso il terapeuta può proporre a sua volta un paradosso ancora più potente. Fare in modo che le persone riconoscano ciò che si sono dati e si ringrazino in modo che questo possa favorire la loro separazione; il rituale controparadossale, infatti, permette ai membri della coppia di abbandonare le recriminazioni e di pensare che tutto il tempo passato insieme non è stato sprecato e che non sia tutto da buttare via.

Nell’articolo scritto dalle dottoresse Valeria Vermeil, Annalisa Palazzo e Ilaria Perla Pellagrossi ci viene proposto un protocollo di intervento definito: Aiutarsi ad aiutare: quando l’alzheimer è in famiglia dell’equipe, di approccio sistemico relazionale, «Famiglie Darwin». Questo protocollo risponde ad una richiesta sociale a lungo trascurata: «la cura di chi si prende cura». Il protocollo propone uno specifico intervento di prevenzione secondaria rivolto ai familiari di persone affette dalla malattia. L’obiettivo è quello di promuovere un miglioramento della qualità della vita dei caregiver che, altrimenti, diventano le seconde vittime della malattia.

Nell’articolo «Convergenze e divergenze tra processi di copia e family script», gli autori propongo una visione “oltre la siepe”. Analizzano e mettono a confronto le teorie di John-Bing Hall e Lorna Smith Benjamin le quali sembrano alternarsi in una danza di conoscenza intrisa di analogie che avvicinano concettualmente i costrutti di copia e di script familiare, e discrepanze teorico-esplicative che ne evidenziano le differenze. L’interfaccia tra il familiare e l’intrapsichico indicano una conciliazione dei due paradigmi che comunque mantengono confini distinti di natura teorica e di applicazione clinica.

Nell’articolo dedicato all’attualità, non poteva mancare l’argomento che da un anno è parte integrante e preponderante della nostra quotidianità: il Covid-19. Il gruppo di lavoro ha provato ad integrare il pensiero di Bateson, che oggi risulta più che mai attuale, con le voci di scienziati ed enti no profit che, attraverso le campagne di sensibilizzazione ambientale, da anni ci mettono in guardia sulla pericolosità del nostro operato sulla natura. La visione lineare che caratterizza la nostra società contiene l’errore di ignorare la natura sistemica del nostro pianeta, trasformando l’azione dell’uomo in una minaccia per se stesso e per l’ambiente. La riflessione sull’approccio ecologico di Bateson può aiutare l’uomo a comprendere la connessione con l’ambiente in cui vive e a modificare il suo approccio, attraverso la costruzione di una nuova saggezza.

Iolanda D’Ascenzo ci propone una riflessione sulla pratica clinica condividendo un metodo di intervento terapeutico individuale secondo la prospettiva relazionale sistemica per giovani adulti nella fase del ciclo vitale di svincolo della famiglia d’origine (con commento all’articolo di Massimo Pelli).

Diego Barbisan ci racconta una forma di educativa domiciliare con obiettivi di ordine psicologico destinata ad adolescenti con condotte pregiudizievoli per la propria condizione fisica, esistenziale e familiare. Il progetto si chiama PEPSI che è l’acronimo di Progetto Educativo Psicologico ed è stato avviato dai servizi sociali dopo aver verificato la non capacità o disponibilità del ragazzo e dei suoi familiari ad un aiuto psicologico nelle forme tradizionali, quali colloqui di sostegno e terapia negli studi pubblici o privati. In particolare, è molto interessante l’ottica di uscire dai proprio studi per andare ad aiutare i ragazzi chiusi al mondo per ricondurli a esso e alla fiducia nelle relazioni compresa quella clinica. Ci parla anche del progetto “Lo psicologo fuori studio” messo a punto dai colleghi di Milano che potrebbe integrarsi con il progetto PEPSI per facilitare l’accesso dell’adolescente al percorso terapeutico.

Per privilegiare la vicinanza del centro studi ai propri allievi troviamo anche nella rivista la tesi di fine training della dottoressa Gloria Guillot che mette a disposizione la sua esperienza come allieva coadiuvata da Maria Laura Vittori.

A chiusura di questo numero così ricco troviamo un racconto che è la ricognizione del lavoro di psicoterapeuta di Carlos Lamas Peris, con la presentazione di Stefano Cirillo.

Istituto Emmeci s.c.
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